Le mani sulla città

I buoni propositi, i piani quinquennali, le strategie del cambiamento nascono ovunque. Sul divano, sotto la doccia, nel letto prima di addormentarsi, nel letto appena svegli, quando si corre, quando si va in bicicletta al lavoro. Spesso succede che in tali luoghi vi rimangano pure, sempiterni post-it privi di attuazione. Rincorrere stimoli diversi e non poter dedicare a questi esercizi di stretching più che qualche minuto di sfuggita non aiuta ad essere più concreti e pragmatici, nel dare continuità tra il pensare e il fare, lasciando perdere il dire che troppe volte ha minato la credibilità.

20150316Fare un bel respiro, salutare tutti senza proclami ma con una certa arroganza, “ciao stronzi vado a stare meglio senza di voi per qualche giorno”, riempire la valigia senza ansia e partire. Las Fallas per la terza volta consecutiva, Valencia per la quarta volta in tre anni, quel clima festoso e spensierato senza gli eccessi tipici di chi non si sa divertire e quando lo fa esagera. Ho lasciato qui i mal di testa, le trappole e gli incastri impossibili e mi sono dedicato per qualche giorno al gozzoviglio più puro ed ignorante, passando da un tavolo ad un bancone, da un tendone a un incrocio, gonfiando un po’ la pancia ma allenando la gamba nonostante abbia sacrificato la mia prima potenziale mezza maratona pur di partire. Ho optato per un rientro soft, un giorno di cuscinetto perché il volo a tarda sera era piuttosto impegnativo e perché in fondo un po’ di scarico penso di meritarmelo. Intanto le situazioni si muovono, e devo essere bravo io a tenere il loro passo, per non rimanere eternamente ingessato e pietrificato col rischio di atrofizzare i muscoli, in maniera figurata e letterale. Ventiquattrore non sono poi così tante, già ne passo cinque o sei dormendo, un paio mangiando, dalle otto in su contribuendo al PIL e al saldo del mio c/c, non mi posso permettere il lusso di sprecarne nemmeno una nell’apatia e nel fiacco cazzeggio come forma di stemperamento della tensione. Smettere di non fare nulla, per avere più tempo da dedicare a quanto realmente mi piace. E quindi non fermare la corsa, e non tenere lo stereo spento, e non rinunciare a leggere e a fare cose e a scriverne, vedere più concerti di quanti ne abbia mai visti senza cercare scuse o senza attaccarsi a motivazioni pur valide.

In tutto ciò, le occasioni bussano alla mia porta, non aprire sarebbe scortese nei loro confronti, deleterio e autolesionista nei miei.